
Facciamo un po’ di luce
11 Marzo 2022
I percorsi di gruppo
22 Marzo 2022Una voce autorevole interruppe il silenzio; il suo stile elegante ed impeccabile cavalcò la scena catturando tutta la mia attenzione.
“Cosa stiamo combinando qui? Bighelloniamo? Su forza, sveglia!”.
L’abito slim a due bottoni, color fumo di Londra, gli conferiva un’immagine ineccepibile, una silhouette ben definita e longilinea, mentre il gesticolare continuo delle sue mani, gli donava un’aria da direttore d’orchestra. Il volto dai tratti decisi ne sottolineavano la rigidità, supportata dall’atteggiamento duro con cui dava ordini senza diritto di replica.
Un’esplosione di colore cambiò repentinamente l’atmosfera e distolse la mia attenzione; dall’austerità all’ironia, dal grigio scuro all’arcobaleno. Non fui l’unica ad esserne travolta.
“Dai forza muoversi è arrivato il generale! Fate attenzione chissà cosa accadrebbe se non ubbidite a comando alle sue imposizioni! Forza accorrete, mister “comando io” potrebbe spazientirsi!”.
Saltellava qua e là scimmiottandone parole e gesti, ridicolizzando ogni suo aspetto, mentre il grande cappello multicolore posto sulla testa emetteva un suono di campanellini ad ogni sua movenza.
Un vero e proprio giullare, con un carisma, un’energia, una leggerezza ed un’ilarità capaci di mettere in ombra chiunque, al punto da ammutolire l’uomo di cui si burlava, visivamente contrariato, ma talmente incredulo da non riuscire a controbattere.
Ero coinvolta dalla scena e la morbidezza della poltrona rossa, su cui comodamente sedevo, mi permetteva di godere con il massimo relax dello spettacolo.
Un’esilarante risata ed oltre ai due uomini apparve una piccola bimba.
Avvolta da un caschetto castano sorrideva nel suo abitino color crema, mentre gironzolava attorno ai due uomini. Ad osservarla veniva alla mente un bignè, dolce e ripieno di qualcosa di buono.
Curiosa ed attratta al tempo stesso, la piccolina era rapita dai colori accesi delle vesti di quel uomo giocherellone, a cui guardava con ammirazione, con occhi innocenti e complici. Divertita dalla sua dialettica e dalla capacità di spiazzare chi dell’autorevolezza desiderava farne un punto forte a suo favore, si muoveva all’altezza delle loro ginocchia guardando prima uno e poi l’altro, quasi fosse un incontro di tennis.
Le sue risa erano contagiose come solo quelle dei bambini possono essere.
“Carlotta vieni subito qua! Cosa stai facendo li’? Quante volte ti ho spiegato che non bisogna disturbare i signori quando parlano? Dai amore vieni”.
Una voce calda e rassicurante introdusse la figura di una giovane madre, accompagnata dal proprio marito, nonché padre della piccola Carlotta.
Cinque attori presenziavano la scena, tre di loro assistevano al monologo, uniti dall’intreccio delle loro dita e da un legame profondo.
Non trascorse molto tempo e la rappresentazione teatrale si arricchì, obbligandomi a ricompormi sulla poltrona.
Curve scolpite a perfezione, avvolte da un abito lungo di paillettes rosso Valentino, con un passo felino e sinuoso, che ad ogni centimetro falcato sembrava urlare “sex-appeal”.
Una chioma folta dai riflessi ramati ondeggiava incorniciando un viso tutt’altro che angelico.
Una vera bomba, sexy e pericolosa al tempo stesso.
Con movimenti lenti e calcolati la sua mano giunse a destinazione e delicatamente si appoggiò sulla spalla dell’uomo in abito scuro: “Beh ti lasci deridere in questo modo da un giullare?”.
Un tono provocatorio in perfetta sintonia con il corpo di cui madre natura l’aveva munita ed un totale disinteresse per l’intera scena con tutti i suoi personaggi, fatta eccezione per se stessa, per mostrare le sue spiccate doti seduttive, volte a gratificarla.
Silenzio.
Apro gli occhi. Sono frastornata. La poltrona su cui siedo è in pelle nera, non rossa ed è quella di casa mia. Non esiste alcun palco e dinnanzi a me non c’è proprio nessuno.
Resto immobile tra mille pensieri.
Una vocina dal profondo si fa largo e con tono ironico e divertito chiede: “Non esiste alcun palco e non c’è proprio nessuno?”
Già, mi correggo subito: ” Ci sono io nella mia straordinaria molteplicità!”.
Rendersi conto della nostra molteplicità interiore è il primo passo per trasformare la sensazione di frammentazione interna in una ricchezza dalla quale può nascere una vera unità. In quella molteplicità risiede tutta la nostra unicità.
Buona molteplicità a tutti!