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Capita sempre più sovente soffermarmi, sia a livello personale che professionale, su aspetti che riguardano i condizionamenti nei quali tutti, volenti o meno, siamo immersi.

Basta guardarsi attorno, accendere la tv o ascoltare i discorsi delle persone, per rendersi conto di quanto gli argomenti trattati siano frutto di un condizionamento; è come se ad un certo punto la nostra mente fosse focalizzata solo, o in prevalenza, su temi verso i quali siamo costantemente “sottoposti”.

Possiamo spegnere la televisione, estraniarci il più possibile, cercare di limitarne l’impatto, ma quel filo sottile riuscirà a giungere a noi, ci aggancerà comunque, sebbene in forma differente da chi sceglie, intenzionalmente o meno, di esporsi direttamente al suo impatto.

Siamo immersi in un sistema, ne facciamo parte e ne siamo influenzati, esattamente come a nostra volta lo influenziamo. A pensarci bene potrei usare il termine influenza, anziché condizionamento, perché forse suona meglio; del resto dall’influenza si può guarire, no?

Quando siamo influenzati ce ne accorgiamo subito, ma difficilmente ci rendiamo conto dei nostri condizionamenti? Quando siamo influenzati siamo più deboli, più stanchi, sentiamo il bisogno di riposare, di prendere del tempo utile a rigenerarci. Dei nostri condizionamenti, che determinano i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti, i nostri pensieri, le nostre credenze, le nostre convinzioni, le nostre verità assolute, la nostra vita in generale, sembra non esserci una chiara consapevolezza. Ne siamo a volte talmente intinsi che ci sembra tutto normale, salvo poi, in casi estremi, renderci conto di meccanismi automatici disfunzionali che si ripetono ciclicamente, generando un ostacolo al nostro benessere ben più elevato di una semplice influenza.

Inneggiamo tutti alla libertà, ma se non partiamo dal riconoscere i nostri condizionamenti, il nostro essere “influenzati da questo o da quell’altro” come possiamo muoverci verso una maggior libertà? Il punto è che ammetterlo non ci piace affatto. L’immagine tanto promossa di un individualismo tout court e di un’indipendenza secondo la quale non abbiamo bisogno di nessuno, ha generato una sorta di bolla illusoria dentro la quale spesso rifugiamo, che rende ancora più faticoso vedere la realtà dei fatti, figuriamoci poterla considerare e accettare!

Forse potrebbe essere più funzionale partire proprio dall’osservare quanto i nostri agiti, o forse meglio dire re-agiti, quanto le nostre modalità di pensare, di vedere, di interpretare siano frutto di condizionamenti, a partire dal nucleo in cui siamo cresciuti, dalle esperienze che abbiamo vissuto, dal territorio in cui viviamo e così via, perché conoscere ciò che ci influenza, condiziona e limita è il primo atto di libertà di cui possiamo sempre disporre ed è il primo passo per procedere verso un processo di pulizia che gradualmente può guidarci verso la nostra essenza, quella scintilla vitale libera di essere semplicemente se stessa.

E quale qualità può permettere un atto tanto semplice quanto rivoluzionario? L’apertura.

Aprire la mente, aprire il cuore e così procedere per allentare la rigidità sulla quale i condizionamenti ergono e della quale si nutrono.

Avete la chiave per poter aprire qualsiasi lucchetto, dipende solo da voi scegliere cosa farne!